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Perplexity AI: la startup che sfida Google e ridefinisce la ricerca online
Perplexity AI ha raccolto 200 milioni raggiungendo i 20 miliardi di valutazione. Ecco come sfida Google e cosa significa per investitori e startup
Lorenzo Piovanello
9/14/20252 min leggere


Perplexity AI: la startup che sfida Google e ridefinisce la ricerca online
Perplexity AI ha appena chiuso un nuovo round di finanziamento da 200 milioni di dollari, raggiungendo una valutazione di 20 miliardi. È un percorso di crescita straordinario: a inizio 2025 la valutazione era di 14 miliardi, a luglio era già salita a 18, e oggi ha superato un’altra soglia simbolica. (vedi Techcrunch)
A me Perplexity piace tanto come AI, non solo per la tecnologia che sviluppa, ma per la visione che porta in un settore che sembrava già consolidato: quello della ricerca online.
Perché Perplexity AI è diversa dalle altre startup
Perplexity si posiziona a metà strada tra un motore di ricerca e un assistente AI conversazionale. Invece di fornire una lista di link, costruisce risposte dirette, cita le fonti e sintetizza le informazioni.
Secondo me questa è la vera differenza: non si tratta di navigare tra pagine, ma di ricevere conoscenza immediata e contestualizzata. I numeri lo confermano: l’azienda ha già un ARR (Annual Recurring Revenue) stimato tra i 150 e i 200 milioni di dollari.
La sfida di Perplexity a Google
Google è il gigante indiscusso del settore, con un modello pubblicitario che vale decine di miliardi. Ma Perplexity sta proponendo un approccio completamente diverso: niente “10 blue links”, ma risposte chiare e referenziate.
Il gesto simbolico di lanciare un’offerta da 34,5 miliardi per acquistare Chrome va letto come un messaggio al mercato: la sfida a Google è aperta. Nella mia esperienza con startup e corporate finance ho visto spesso come i challenger utilizzano queste narrative per attrarre attenzione, investitori e talenti.
Opportunità e rischi per gli investitori in AI
Le valutazioni attuali riflettono un potenziale enorme, ma anche aspettative altissime. Entrare in Perplexity significa scommettere su un modello che può cambiare le regole del gioco, ma che deve ancora dimostrare sostenibilità di lungo termine.
Secondo me per family office e investitori sofisticati il caso Perplexity è un esempio perfetto di come distinguere tra hype e realtà: non basta crescere in ARR, bisogna difendere i margini e costruire barriere all’ingresso. Il tema della monetizzazione (abbonamenti, pubblicità o licenze enterprise) resta ancora aperto e sarà decisivo.
Innovazione nella ricerca online: dal link al dialogo
La vera rivoluzione non è solo tecnologica ma culturale. Si passa da un modello basato sul cliccare link a uno basato sul dialogo con l’intelligenza artificiale.
Nella mia esperienza questo cambia anche la logica di monetizzazione: non più spazi pubblicitari sopra i risultati, ma la creazione di un ecosistema fondato sulla fiducia. L’utente non “cerca”, ma “chiede”. E la risposta diventa un asset in sé. Io stesso ormai mi trovo a chiedere pochissimo a Google e uso solo Perplexity anche da app al posto di Google.
Un momento di discontinuità
Mi sembra che siamo davanti a uno di quei momenti in cui il mercato deve decidere se restare ancorato al passato o scommettere sul futuro. Google resta un colosso difficilmente scalfibile, ma Perplexity ha mostrato che la ricerca online può essere ripensata.
E quando una startup mette in discussione ciò che davamo per scontato, allora vale davvero la pena seguirla da vicino.
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