Il Quarto Plenum Cinese: il nuovo Piano Quinquennale 2026-2030

Il Quarto Plenum 2025 del PCC definisce il 15° Piano Quinquennale: sicurezza, innovazione e autosufficienza tecnologica guidano la nuova strategia economica cinese.

Lorenzo Piovanello

10/24/20255 min leggere

Plenum Cinese
Plenum Cinese

Il Quarto Plenum e la nuova fase della strategia cinese

Dal 20 al 23 ottobre 2025 il Partito Comunista Cinese ha tenuto a Pechino il Quarto Plenum del 20° Comitato Centrale, con la partecipazione di oltre 370 membri. È una delle riunioni più rilevanti della politica cinese perché ha delineato le priorità del 15° Piano Quinquennale (2026-2030), il documento che guiderà la seconda economia mondiale in un periodo di profonda transizione, caratterizzato da tensioni geopolitiche, rallentamento della crescita e sfide di autosufficienza tecnologica.

Tradizionalmente dedicato a questioni interne al Partito, questo plenum ha spostato l’attenzione sull’economia. È un’anomalia che riflette l’urgenza con cui la leadership affronta le debolezze strutturali del paese: calo degli investimenti diretti esteri, crisi immobiliare e stagnazione della domanda interna. La tempistica è strategica: pochi giorni prima del vertice di fine Ottobre (APEC) a Seoul, dove è previsto un possibile incontro tra Xi Jinping e Donald Trump.

La narrativa ufficiale: sicurezza e sviluppo di qualità

La campagna editoriale della Commissione Centrale per gli Affari Finanziari ed Economici, firmata dallo pseudonimo “Zhong Caiwen”, ha anticipato le linee guida del piano. Il messaggio è chiaro: la Cina risponderà all’incertezza globale con la certezza dello sviluppo di alta qualità, puntando su sicurezza, resilienza e innovazione tecnologica.

Gli editoriali hanno respinto la visione pessimista diffusa dagli osservatori internazionali, ma hanno anche riconosciuto le difficoltà strutturali dell’economia. Prezzi stagnanti, debole domanda interna e ostacoli per le imprese restano sfide concrete. Tuttavia, il tono è di fiducia e realismo: l’obiettivo non è più la crescita massima, ma una crescita sostenibile e strategicamente solida.

Le sfide dell’economia cinese

Nel terzo trimestre del 2025 il PIL cinese è cresciuto del 4,8%, il livello più basso dell’anno (vorrei vederlo in Italia!). Gli investimenti esteri diretti sono scesi del 29% nel 2024, segnando un minimo trentennale. Questa contrazione riflette il deterioramento della fiducia degli investitori internazionali, alimentato da deflazione, opacità regolatoria e tensioni con Stati Uniti ed Europa.

La crisi immobiliare continua a rappresentare una zavorra per la crescita. Gli investimenti nel settore sono calati del 13,9% nei primi nove mesi del 2025, mentre i prezzi delle abitazioni sono diminuiti nella maggior parte delle città. Poiché il real estate contribuisce per circa un terzo al PIL cinese, le implicazioni sono sistemiche.

La domanda interna rimane debole. I consumi delle famiglie si fermano al 40% del PIL, contro oltre il 60% nelle economie avanzate. Dopo anni di crescita trainata da export e infrastrutture, la Cina deve trovare un nuovo motore interno capace di sostenere lo sviluppo in un contesto globale sempre più protezionista.

Dal consumo di beni all’economia dei servizi

Uno dei segnali più forti del 15° Piano Quinquennale è il passaggio da una crescita basata su incentivi e sussidi alla costruzione di un’economia dei servizi. Pechino riconosce che le misure di stimolo tradizionali – sconti, rottamazioni e programmi di sostegno ai consumi – hanno perso efficacia.

La nuova direzione punta sui consumi esperienziali: cultura, turismo, sport e intrattenimento diventano settori centrali. Nel 2024 i servizi hanno rappresentato il 45% della spesa pro capite e dovrebbero superare il 50% entro il 2030. Durante la Golden Week di ottobre 2025, la Cina ha registrato oltre 2,4 miliardi di viaggi domestici e più di 12.000 eventi culturali, con un aumento significativo di vendite di prodotti biologici e “China-chic”. È la prova di una trasformazione strutturale dei consumi, dove l’esperienza sostituisce il bene materiale.

Innovazione tecnologica e autosufficienza

L’innovazione è il cuore della nuova strategia economica cinese. Il 15° Piano Quinquennale rafforza la priorità dei settori high-tech: intelligenza artificiale, semiconduttori, nuovi materiali, energia pulita, robotica e biomedicina. L’obiettivo è costruire un sistema produttivo basato su “nuove forze produttive di qualità”, dove la scienza e la tecnologia sostituiscono la manodopera come motore principale di produttività.

Nonostante i controlli americani, aziende come Huawei, Alibaba e iFlytek stanno guidando una nuova generazione di innovazione locale. Huawei è diventata simbolo di resilienza, integrando hardware, software e intelligenza artificiale in un ecosistema domestico indipendente.

I progressi nei modelli open source, come DeepSeek e Qwen3, mostrano la capacità cinese di sviluppare soluzioni avanzate a costi ridotti. Pechino prevede di aumentare la spesa in ricerca e sviluppo fino al 3,8% del PIL entro il 2030. Con il fondo Big Fund 3.0, il governo ha già destinato oltre 47 miliardi di dollari per rafforzare la catena dei semiconduttori.

Le terre rare come leva geopolitica

Alla vigilia del plenum la Cina ha ampliato i controlli all’esportazione delle terre rare, introducendo restrizioni extraterritoriali su 12 dei 17 elementi critici. Le aziende straniere dovranno ottenere approvazioni anche per prodotti che contengono minime quantità di materiali cinesi.

Con il controllo del 60% della produzione e del 90% della capacità di raffinazione globale, Pechino utilizza le terre rare come strumento di pressione geopolitica e difesa strategica. La tempistica dell’annuncio, a ridosso del plenum e del possibile incontro Xi-Trump, conferma la volontà di integrare politica industriale e diplomazia economica.

Le priorità del 15° Piano Quinquennale

Il piano 2026-2030 è la tappa intermedia verso la “modernizzazione socialista di base” entro il 2035, obiettivo che prevede il raddoppio dell’economia rispetto al 2020. La nuova strategia ruota intorno a sei assi principali: crescita sostenibile al 4-5%, sviluppo tecnologico e produttivo, espansione dei servizi, diversificazione commerciale, riduzione della dipendenza dagli Stati Uniti e integrazione tra sicurezza nazionale e sviluppo economico.

La Cina punta a una crescita meno impetuosa ma più stabile, guidata da produttività, efficienza e innovazione. Gli indicatori futuri non misureranno solo il PIL ma anche la “produttività totale dei fattori”, per orientare meglio gli investimenti e rendere il capitale più efficiente.

La visione di Xi Jinping

La filosofia economica di Xi Jinping, definita “Xiconomics”, si basa sull’idea di usare la certezza dello sviluppo di alta qualità per gestire l’incertezza globale. Xi ha integrato definitivamente sviluppo e sicurezza, trasformando l’autosufficienza tecnologica in priorità nazionale.

Il concetto di “strategic endurance” sintetizza l’approccio cinese: accettare una crescita più lenta ma autonoma e resiliente. Questa continuità di visione e coerenza politica, in un contesto globale instabile, rafforza la capacità di Pechino di attrarre investimenti di lungo periodo nei settori chiave.

My 2 Cents: Implicazioni per gli investitori globali

Il Quarto Plenum del 2025 segna a mio avviso un cambio di paradigma per l’economia mondiale. La Cina sostituisce la ricerca di crescita a ogni costo con una strategia basata su sicurezza, innovazione e stabilità.


Per gli investitori e i family office, il messaggio è netto: le opportunità si concentreranno in settori allineati alle priorità strategiche di Pechino – tecnologia, energia verde, servizi e industria dell’esperienza – mentre i comparti tradizionali vedranno risorse più limitate.

  1. Riallineamento settoriale della crescita cinese
    Il focus su tecnologia avanzata, manifattura smart e IA rafforzerà aziende nei settori semiconduttori, robotica, cybersecurity e transizione energetica interna. Tuttavia, il controllo statale ridurrà la prevedibilità per investitori esteri in settori strategici.​

  2. Decoupling e frammentazione delle supply chain
    Il rafforzamento dell’autosufficienza e la pressione occidentale accelereranno la “regionalizzazione” della produzione tecnologica. ASEAN, India e Malesia emergono come hub intermedi, aprendo opportunità di investimento in infrastrutture logistiche e manifattura “China+1”.​

  3. Rischio geopolitico crescente
    L’allineamento USA-UE sulle sanzioni e la stretta americana sulle terre rare aumentano il rischio di volatilità nelle catene dei materiali critici. Gli investitori nel settore minerario e delle energie rinnovabili dovranno considerare l’instabilità politica come variabile strutturale.​

  4. Opportunità nella domanda interna cinese
    Il passaggio verso un modello “people-centered” (consumi, educazione, welfare, salute) aprirà spazi nel mercato dei beni di consumo premium, assicurazioni e servizi sanitari, settori coerenti con la crescita della classe media urbana.​

  5. Maggiore incertezza regolatoria e cambi di governance
    Le purghe militari e il consolidamento ideologico aumentano la concentrazione decisionale, implicando rischi di improvvisi cambi di policy o regolazione più stringente per settori sensibili (tecnologia, finanza, dati).

Fonte: Scarica qui il comunicato stampa